martedì 7 dicembre 2010
Relazione per l’Univeritatea Ecologicà di Bucuresti: “Sostenibilità e Sviluppo”
Comincia a delinearsi nettamente e concretamente un’economia “verde” che possiamo ben definire un’economia della “salvezza” – della salvezza della Terra e dei suoi abitanti. Le perplessità che hanno accompagnato e rallentato fino a pochissimi anni fa questa economia stanno declinando rapidamente dal momento che essa oggi viene promossa da Paesi, come gli Stati Uniti e la Cina, molto attenti ai conti più che all’ecologia. Possiamo dire che la strada “verde” in economia è ormai in misura notevole spianata ed è facilmente prevedibile che si allargherà sempre di più. Molto probabilmente, stiamo vivendo una fase storica che presenta una forte analogia con quella vissuta subito dopo il famoso 1929. Allora si individuò un volano economico che per i successivi 70 anni avrebbe prodotto sviluppo e ricchezza sociale: intendo l’automobile con tutti i numerosissimi annessi e connessi. Quella fase, oggi, si è esaurita, non può più essere protratta. Ne sono perfettamente consapevoli governi, istituzioni internazionali, forse politiche e sociali. Un “nuovo modello di sviluppo” viene sollecitato, e già da tempo, anche da Confindustria.
Ma in che cosa consiste tale novità? Consiste soprattutto nella fonte d’energia che sarà sfruttata, e questa energia è il Sole. E’ quell’energia solare che ci arriva gratis et amore Dei in forma di fotoni che a loro volta si trasformano, in tempi relativamente brevi, in energia calorifica, eolica, idrica e in energia di biomassa. Ora, il sole con i suoi raggi raggiunge tutti gli angoli della Terra, diffonde la vita in ogni luogo e si concentra con maggiore intensità nelle regioni più povere del pianeta; il sole si prende cura di tutti gli esseri, dal filo d’erba al leone all’uomo. In un certo senso, il sole è “democratico”.
C’è, allora, una differenza fondamentale tra la fonte energetica che ha spinto l’economia dopo il 1929 e quella che spinge la green economy. Essa sta nel fatto che la prima era ed è particolare: i giacimenti petroliferi sono stati e sono proprietà di singoli Paesi o di singoli proprietari; la seconda, il sole, è universale, e questa universalità è un valore che non va perso di vista. Deve essere considerato come il valore fondativi dell’economia verde che si sta affermando. Il che vuol dire che tale economia, a differenza di quella finora prevalentemente praticata, deve incominciare con l’etica, ovviamente senza trascurare il libero mercato. Cominciare con l’etica, ovvero mettere la vita al servizio della vita: il sole, che è vita, deve essere utilizzato per salvaguardare, innanzitutto, e poi per potenziare la vita sulla Terra. La vita. La nuova economia verde parte con la consapevolezza, diffusa, di essere motivata dalla vita e di lavorare per conto della vita. Che cosa questo debba significare in termini concreti, pratici, non è difficile dirlo; è difficile farlo, ma va fatto, e per fortuna non sono poche le spinte che premono in questa direzione. C’è già un’imprenditoria ecologica che si muove, e vuole continuare a muoversi nell’ambito del libero mercato e dell’etica al tempo stesso. In questa prospettiva innovativa e di grande respiro, le iniziative possono essere esemplari e significative. Possono, anzi devono proporsi come modello di sostenibilità e di equità, solidarietà o “carità” nel senso che a questa parola viene dato dall’ultima enciclica di Benedetto XVI.
Occorre, allora, che le imprese mettano innanzitutto in chiaro, esplicitamente e solennemente, il loro impegno a utilizzare la vita a favore della vita. In secondo luogo, devono indicare, in via prioritaria, quale vita favorire; in terzo luogo, devono quantificare le risorse da impiegare a questo scopo; in quarto luogo, devono precisare le forme di tale impiego, in particolare le modalità dell’utilizzo delle risorse.
Quanto al primo punto, esso deve costituire la mission, come si dice, delle imprese stesse, dalla quale non derogare mai. E’ finalmente la volta buona per imboccare con decisione la strada della responsabilità eco-sociale, di cui finora si è fatto troppo spesso solo un gran parlare.
Quanto al secondo punto, la vita da favorire in via prioritaria è quella dei più deboli, in particolare l’infanzia e la vecchiaia.
Terzo punto. Qui bisogna fare una breve premessa. L’imprenditoria ecologica non può non aderire ai principi della responsabilità sociale, la quale non può limitarsi alle buone pratiche relative al rispetto dei diritti umani e dei diritti dei lavoratori. Oltre questi impegni sta quello della promozione sociale della comunità nella quale l’impresa opera, e tali impegni, se vogliono essere effettivi e non buone intenzioni semplicemente, devono fare affidamento su risorse certe, che vanno quantificate in una parte dei profitti realizzati.
Riguardo al quarto punto va sottolineata la centralità della comunità, dell’ambiente sociale circostante. “Più società e meno Stato” non è un vacuo slogan; vuol dire più partecipazione delle persone e meno intrighi e intralci politico-burocratici. Vuol dire consapevolezza dei veri stakeholders, dei veri portatori di interessi da difendere, che in questo caso sono innanzitutto, come si è già detto, i più deboli. Bisogna, perciò, che questi ultimi vengano “accolti” quali veri e propri stakeholders nell’impresa ecologica. E’ con loro, direttamente e/o mediante i loro rappresentanti, le loro associazioni, i gruppi di volontariato, le comunità ecclesiali, le Ong nel caso ad es. dei Paesi in via di sviluppo, che le imprese ecologiche devono ideare e concordare progetti di promozione umana e sociale, da finanziare con parte dei ricavi.
Più in concreto, nelle comunità dove saranno insediate le imprese, pensiamo alle comunità dei Paesi in via di sviluppo, riteniamo prioritario organizzare le seguenti strutture di sostegno:
A) asili nido per i bambini dai 0 ai 4 anni provenienti da famiglie povere e disagiate;
B) case-famiglia per bambini, ragazzi e adolescenti senza famiglia e figli di ragazze-madri;
C) case-famiglia per minorenni con handicap psichici e fisici;
D) case-famiglia per anziani poveri e disabili.
Sono questi i soggetti che hanno maggiormente bisogno di aiuto, sui quali si dovrà concentrarsi l’attività di contrasto al disagio e alla emarginazione sociale che devono svolgere le imprese ecologicamente e socialmente responsabili.
Con lo sviluppo di tali attività si mirerà anche allo sviluppo sociale delle comunità medesime, ciò allo scopo, indispensabile, di evitare che l’impresa venga sentita come un corpo estraneo che persegue interessi esclusivi. Per questo è necessario impiegare, per tali attività, personale locale, naturalmente previa opportuna e retribuita formazione professionale, in grado di “animare” gli asili, le case-famiglia, anche con attività di micro-economia “verde”, per esempio coltivazione di fiori e piante medicinali e loro vendita nei mercati locali, reperimento e vendita di materiali riciclabili, ecc.
In questi Paesi, la “filosofia” da perseguire è quella di trasformare il disagio in risorsa per i soggetti interessati e per le comunità nelle quali vivono.
Quanto ai Paesi sviluppati non è che manchino le aree di disagio, sicché anche qui la vita deve soccorrere la vita là dove essa si presenta più fragile, più debole, più bisognosa d’aiuto, aiuto attraverso l’autoimposizione su parte dei profitti dell’imprenditoria ecologica. In questi Paesi bisogna però andare oltre. L’impresa ecologicamente e socialmente responsabile deve contribuire alla riconversione ecologica della vita e delle attività della comunità cominciando, per fare un esempio che per es. in Italia si presenta come un bisogno diffuso, con la costruzione o la ricostruzione di edifici scolastici energeticamente autosufficienti e dotati di un proprio sistema di smaltimento e di riciclo dei rifiuti; e proseguendo contribuendo all’autosufficienza energetica mediante l’utilizzo il più decentrato possibile delle fonti rinnovabili.
Infine, una particolare attenzione va rivolta all’educazione ecologica delle nuove generazioni dei paesi sviluppati, e a tale scopo sarà molto interessante creare e finanziare in ogni scuola dei veri e propri gruppi educativi per il riciclo dei materiali a più immediata portata di mano, a cominciare dalla carta.
Questo, o uno analogo, deve essere il percorso futuro, la futura “via del sole”. Oggi possiamo prendere alla lettera il titolo dell’utopia di Tommaso Campanella, La città del Sole, che non è più “utopia”. Il sole non è un’entità metafisica, e la città del sole è la comunità la cui vita è alimentata dall’energia solare “catturata” e utilizzata grazie agli impianti fotovoltaici, termici, idrici, eolici, ecc.
Le risorse rinnovabili sono tali ma non infinite. L’Europa ne dispone di interessanti, a tal punto che investitori esteri sono impegnati ad approfittarne. Le aree in cui possono essere efficientemente sfruttate sono in fase di saturazione, in particolare per l’eolico. I Governi, in relazione agli impegni internazionali sottoscritti, programmano ingenti finanziamenti per il raggiungimento degli obiettivi prefissati.
Le aziende che operano sui temi della sostenibilità, in particolare coloro che operano nella realizzazione di grandi centrali da fonti rinnovabili, sono motivate dai risultati economici e non da alti obiettivi ideologici e ambientalistici. Corretto. Le aziende devono avere come principale obiettivo il profitto. Ma l’utilizzo di risorse economiche pubbliche dovrebbe essere riservato a soggetti in cui sia alto il valore attribuito alla responsabilità sociale. E’ compito della pubblica amministrazione controllare ed indirizzare le attività al fine di valorizzare le risorse, naturali ed economiche, per la popolazione italiana ed in particolare quella dell’area in cui la risorsa è disponibile.
La pubblica amministrazione dovrebbe essere in grado di indirizzare le iniziative e gli interventi finalizzandoli allo sviluppo socio economico attraverso progetti sostenibili.
L’assenza di un corretto coordinamento, in grado di sviluppare e verificare progettualità che creino sinergia tra interventi, è la causa del proliferare di iniziative prettamente speculative. Iniziative finalizzate all’utilizzo delle risorse naturali, di cui disponiamo, e dei supporti finanziari, messi a disposizione dagli Stati, da noi tutti, per fini speculativi. Come dicevamo, è un corretto comportamento del mondo imprenditoriale.
Le nostre risorse naturali e quelle economiche, a loro sostegno, sono oggetto di interventi speculativi da parte di investitori esteri, operando sul nostro territorio direttamente o attraverso soggetti italiani. Le nostre risorse sono trasportate, in molteplici forme, fuori dal nostro territorio. Una procedura attuata regolarmente, da parte di speculatori in varie vesti, nei paesi in via di sviluppo. Siamo così miopi, o meglio lo è chi amministra la “cosa pubblica”, da non vedere quel che possono essere, per la popolazione, quelle risorse correttamente utilizzate. Talmente miopi da vedere solo alcuni aspetti: “raggiungimento di traguardi importanti nell’utilizzo delle risorse naturali”.
L’eolico del Sud Italia potrebbe finanziare lo sviluppo economico del territorio, come nel progetto di Biccari, un raro caso di lungimiranza degli organi amministrativi. Il Sindaco ha dichiarato dall’avvio del progetto: “non ho bisogno di campi di calcio se i giovani vanno via per assenza di lavoro, ho bisogno di creare posti di lavoro ….”.
Il progetto condotto su Biccari (FG) si è posto, come prioritario, l’obiettivo di generare sviluppo su un territorio che vedeva un costante invecchiamento della popolazione, l’abbandono dei giovani e la chiusura di ogni attività economica.
Il progetto, in corso, permetterà di raggiungere traguardi rilevanti grazie alle fonti rinnovabili che genereranno ricadute sul territorio:
1. realizzazione di un parco eolico da 126Mwp;
2. creazione di un insediamento industriale finalizzato alla produzione di tecnologie domotico-energetiche, la cui occupazione è sostenuta da parte dei proventi eolici;
3. interventi per la valorizzazione dell’area (centro storico, boschi, colline, monti ed un lago ad oltre 900m. slm) nonché paese che ha dato la vita a Menichella, governatore della Banca d’Italia), attraverso il progetto “Città Ideale di Biccari”;
4. alloggi sociali per i dipendenti, energeticamente sostenuta;
5. casa per anziani, energeticamente sostenuta e dotata degli ausili per la particolare utenza;
6. centro turistico-divulgativo, anch’esso sostenuto dalle fonti rinnovabili;
7. centrale ibrida e sviluppo della filiera agricola.
Correggendo la miopia della pubblica amministrazione ed utilizzando correttamente le risorse naturali ed economiche otterremmo:
Opere sociali:
Tutela dell’ambiente, attraverso:
– L’utilizzo di fonti rinnovabili
– La riduzione delle emissioni
Lavoro per i professionisti
Lavoro per le imprese edili
Lavoro per le industrie
Ricadute positive attraverso l’indotto generato:
– Nella fase di realizzazione
– Nella fase di gestione
Risultati quantomeno interessanti in periodi di negativa congiuntura economica.
La Sostenibilità e lo Sviluppo sono due termini che dovranno obbligatoriamente essere coniugati .
Il possibile ed ambizioso traguardo, di creare Sviluppo Socioeconomico attraverso la Sostenibilità, necessita di impegno e forte volontà, da parte dei soggetti coinvolti, al fine di creare le necessarie partnership per affrontare le enormi difficoltà strutturali e nel contempo garantire l’intervento delle industrie e degli investitori.
Volontà, impegno e perseveranza che, se venissero meno, renderebbero vano qualsiasi sforzo ed investimento.
Elemento alla base di questi progetti è dato dalle risorse rinnovabili.
L’elemento comune, o meglio, la volontà da condividere, è di vedere la realizzazione di un modello che coniughi:
- qualità della vita per i suoi abitanti;
- salvaguardia del patrimonio ambientale.
Potrebbe svilupparsi:
- un modello d’esempio;
- un volano per lo sviluppo sostenibile;
- un volano per la cultura sostenibile;
- un momento d’aggregazione per le industrie che vogliano sviluppare tecnologie sostenibili.
E’ necessaria una forte sinergia tra gli organismi pubblici, le imprese, il mondo finanziario, le Università e la Ricerca.
La sammarinese BPE con le industrie della joint venture Phoenixtec, Camar ed Electra, hanno in corso di realizzazione un progetto di rilevanti dimensioni nel settore delle Rinnovabili. Le società sammarinesi, con il supporto della Alerion, hanno avviato la realizzazione di un parco eolico da 126 Mwp, nel Comune di Biccari nel Subappennino Dauno, in grado di produrre circa 300 milioni di Kwh annui (superiore al fabbisogno dell’intera Repubblica di San Marino).
La sammarinese SEAS ha allacciato a rete un impianto da 96Mwp con una identica produzione annua.
Ma, sul fronte della sostenibilità sociale è il progetto della BPE il modello di riferimento. Un progetto che al valore economico coniuga un elevato valore sociale. Il progetto prevede, di fianco al parco eolico, l’avvio di un’iniziativa industriale nelle tecnologie domotico-energetiche e la crescita culturale, attraverso la collaborazione tra l’Università di Urbino (per le tematiche di Informatica applicata e Domotica) e l’Istituto Tecnico di Lucera. Un progetto che finanzierà le attività di R&S nella Phoenixtec in San Marino. Sviluppo sociale, sviluppo economico, sviluppo tecnologico, sviluppo delle fonti rinnovabili, coniugati con opportunità e fattibilità economica.
E’ questa positiva esperienza che ha dato il via al progetto Romania, con la mission di replicare il progetto “Biccari” in un territorio che può offrire molto:
- maggiori opportunità per lo sviluppo delle rinnovabili, per l’eolico un potenziale di 14.000MWp;
- supporti finanziari da parte dell’UE per le infrastrutture e le attività industriali.
I progetti devono avere la finalità di garantire agli investitori i necessari risultati economici, generare sviluppo e formazione, assicurare alle industrie coinvolte e il supporto economico ed energetico.
Le ricadute sarebbero inimmaginabili (ambiente, sviluppo sostenibile, trasferimento di know how, sviluppo tecnologie per l’ambiente, promozione della cultura e della sostenibilità, ecc.).
Sinergia, Innovazione, Sostenibilità, Sviluppo, sono le parole chiavi per una squadra che voglia cogliere queste opportunità.
- Per le industrie coinvolte, nonché gli organismi pubblici, tra i benefici, oltre ai diretti risultati economici ed alle opportunità di sviluppo industriale e di R&S, sarà rilevante il ritorno d’immagine che si rifletterà sull’incremento di opportunità internazionali.
L’avvio del progetto permetterà di ottenere ulteriori ricadute, oltre che d’immagine, anche di sviluppo per settori non direttamente coinvolti dalle iniziative:
- Cultura, attraverso lo sviluppo di attività di ricerca e delle partnership industriali derivante, in particolare per l’applicazione su nuovi modelli edilizi. La creazione di laboratori saranno, assieme a risorse economiche e collaborazioni universitarie, la base per l’avvio di seminari, corsi d’eccellenza, curricula di laurea e master, dedicati ai temi dell’energia, della building automazione, della domotica, della sostenibilità
Progetti che correlano l’utilizzo delle risorse naturali con lo sviluppo industriale, per far ciò occorrono anche infrastrutture. E dalle infrastrutture si può ricavare il primo motore per l’avvio dello sviluppo, attraverso la creazione di opere pubbliche che divengano un modello d’esempio.
Il governo tedesco ha fissato per il 2050 un obiettivo estremamente ambizioso: produrre da fonti rinnovabili il 100% del proprio fabbisogno energetico. Una vera rivoluzione tecnologica che impatterà tutti i settori ed in particolare quello dell’edilizia, tra i maggiori fagocitatori di energia. Un obiettivo che potrà essere perseguito solo attraverso lo sviluppo di un mix di produzioni energetiche da fonti rinnovabili, al fine di poter risolvere la maggiore criticità delle FER legata alla discontinuità produttiva, di sistemi di accumulo e, prioritariamente, un contenimento dei consumi ed un loro corretto e controllato consumo. Diviene pertanto fondamentale intervenire sugli edifici ed, attraverso la Building Automation, sulla gestione degli impianti implementati in essi.
Il 19 maggio 2010 è stata emanata la direttiva 2010/31/UE del Parlamento Europeo e del Consiglio che dovrà essere recepita, dagli Stati Membri, entro giugno 2011. Tale direttiva oltre a regolamentare le procedure in materia di certificazione energetica, pone degli obiettivi importanti in tema di nuova edilizia: “edifici ad energia quasi zero”.
La direttiva pone delle scadenze, il 2020 per l’edilizia privata ed il 2018 per quella pubblica, quale termine ultimo per la realizzazione di edifici ed opere che non considerano l’ambiente, dove sostenibilità ed integrazione nell’ambiente e nella società sono parole sconosciute. Dopo tali date bisognerà progettare “Edifici a energia quasi zero”
Articolo 9
Edifici a energia quasi zero
1. Gli Stati membri provvedono affinché:
a) entro il 31 dicembre 2020 tutti gli edifici di nuova costruzione siano edifici a energia quasi zero; e
b) a partire dal 31 dicembre 2018 gli edifici di nuova costruzione occupati da enti pubblici e di proprietà di questi ultimi siano edifici a energia quasi zero.
Ma questo non è il futuro, già da anni, in molti paesi, tra cui il nostro, sono operativi interessanti supporti finanziari, tali da non rendere gli obiettivi della direttiva un obbligo ma un’opportunità. In Italia il Conto Energia ha finanziato prevalentemente i grandi impianti ed operazioni speculative, nonostante le premialità previste per la pubblica amministrazione e per l’uso efficiente delle fonti energetiche nell’edilizia privata. Il conto energia ha finanziato impianti per oltre 1.200Mwp. Il nuovo conto energia, dal 2011, finanzierà ulteriori 1.800Mwp, penalizzando gli impianti che non prevedano il miglioramento della efficienza energetica e premiando, con un incremento del contributo fino al 30% per chi, attraverso una corretta progettazione dell’intervento, ottenga una migliore efficienza energetica.
Una strategia che può rendere fattibile gli obiettivi tedeschi, a seguito dell’abbattimento del carico energetico sulla rete nazionale da parte degli edifici, derivante dal loro quasi totale auto sostentamento.
Per raggiungere gli obiettivi prefissi con la Direttiva del Parlamento Europeo occorre che si avviino sperimentazioni e best practice, principalmente in strutture pubbliche, che opportunamente finanziate siano esempi e modelli. Occorre, pertanto, che le pubbliche amministrazioni siano lungimiranti ed avviino progettualità in tal direzione, in sinergia con il mondo imprenditoriale. Ed in questa mancanza di sinergia e di lungimiranza che spesso sono alla base di inefficienze, sprechi e perdita di opportunità, vedendo contrapposti esempi di operatività amministrativa.
Un valido esempio di best practice è data dalle APEA (Aree Produttive Ecologicamente Attrezzate) in fase di realizzazione in Italia nei territori romeni. In tali progetti si potrà assistere ai risultati ottenibili, conformemente a quanto espresso dalla direttiva del Parlamento Europeo, grazie alla sinergia tra le Amministrazioni Comunali e le Imprese, che hanno saputo valorizzare le risorse economiche stanziate dall’UE per quelle aree e quelle legate allo sviluppo delle fonti rinnovabili, attraverso una attenta progettazione sviluppata dall’engineering sammarinese BPE ed i suoi partners (gli architetti dello Studio Spada & Associati, gli ingegneri della Phoenixtec, dell’ABB e della Santerno, e gli ingegneri delle aziende produttrici delle tecnologie integrate nei progetti (eolico, fotovoltaico, illuminazione, biomassa, microidroelettrico, biomassa, antintrusione, termico, controllo accessi, ecc.).
I progetti delle APEA prevedono lo sviluppo delle infrastrutture (edili ed impiantistiche), di una wind farm, composta da 5 aerogeneratori, di campi fotovoltaici, per 7Mwp, la viabilità, di sistemi illuminanti, di sistemi informatici per la gestione del territorio (Catasto, GIS, ecc.), della gestione delle acque e dei rifiuti.
In particolare il progetto intende perseguire una pluralità di obiettivi:
- Individuazione di sistemi innovativi, a bassissimo impatto ambientale, per la realizzazione e gestione dell’area produttiva; con particolare riguardo alla tutela delle risorse naturali; all’approvvigionamento energetico; all’abbattimento degli inquinanti;
- Individuazione di sistemi di monitoraggio e di comunicazione dei dati relativi ai livelli di inquinamento, di emissioni, delle produzioni e dei consumi energetici;
- Indicazione di sistemi intelligenti ed integrati di gestione energetica, per le aziende insedianti;
- dotare gli edifici e l’intera area delle più innovative tecnologie e servizi, attraverso la domotica, tali da renderle di maggior pregio e fruibilità l’intero intervento;
- attraverso i servizi domotici e telematici, agevolare la fruizione dei servizi anche a soggetti diversamente abili;
- progettare, l’intera area, in una ottica di massima sostenibilità ambientale;
- applicare tecnologie, nelle singole strutture e nell’area, che permetteranno, attraverso il controllo dei consumi e la produzione di energia da fonti rinnovabili, il raggiungimento dell’obiettivo di realizzare un’area industriale passiva dal punto di vista energetico;
- realizzare interventi finalizzati alla socializzazione ed alla divulgazione delle tecnologie sostenibili applicate.
Le tecnologie applicate agli edifici, alle strutture industriali ed alle aree comuni, oggetto dell’intervento, hanno l’ambizione e l’obiettivo di trasformare l’intera area in un organismo al servizio dei suoi utenti.
I sistemi e l’integrazione delle tecnologie, attraverso l’utilizzo di specialistici sottosistemi, garantiscono le altre due fondamentali caratteristiche della Domotica: Affidabilità e Continuità di Funzionamento.
L’aspetto di autonomia ed eco-sostenibilità sarà garantito dalla capacità delle strutture e dei suoi impianti di contenere il consumo energetico (termico ed elettrico), dalla gestione dei carichi al controllo dei consumi delle aree comuni, evitando sprechi causati da dimenticanze (luci, impianti di climatizzazione, ..), alla produzione di energia elettrica e termica.
Altro elemento d’innovazione è apportato dalla integrazione delle tecnologie dell’area e quelle installate nella singola unità industriale, queste ultime di fatto si avvarranno di sistemi centrali ridondanti, assicurando il massimo dell’efficienza e la garanzia della continuità di funzionamento nell’erogazione dei servizi e delle funzionalità. Suddiviso tra:
- impianti presenti nell’area, infrastrutture e sistemi centrali, quali elementi dell’”Organismo”, per la raccolta dei dati provenienti dai singoli insediamenti e la connessione con tutti i possibili fruitori e/o manutentori;
- impianti presenti nell’unità industriale, “Cellule dell’Organismo”, interconnessi appunto come cellule di un organismo, quali: connessioni telematiche, contabilizzatori d’energia, sistemi antintrusione, video sorveglianza, allarmi, supervisione, ecc.;
- impianti centralizzati (energetici e termici, ma anche per la gestione delle acque, per l’illuminazione, per la gestione dei rifiuti, per il controllo accessi, i server web, gli access point WiFi, la videosorveglianza, l’irrigazione, ecc.);
- sistemi per gestione ed ottimizzazione delle risorse al fine di abbattere il fabbisogno dell’area con un attento monitoraggio dei consumi che, attraverso la produzione d’energia (anche con accumulo) , ottimizzerà conflitti e contemporaneità.
L’area sarà costituita da:
- lotti : ogni APEA avrà il dimensionamento di 24 lotti, di superficie fondiaria circa 6.500 mq; con indice di copertura al 60%. Lo schema urbanistico consente aggregazioni di più lotti nel caso di macro-strutture industriali; o il loro frazionamento nel caso di strutture produttive di ridotte dimensioni;
- viabilità: lo schema viabile al servizio dell’APEA prevede un asse principale di alimentazione, e un sistema a doppio pettine che alimenta i singoli lotti e le aree di parcheggio. La viabilità di servizio sarà caratterizzata dall’impegnare quella locale esistente solo in uno o due punti di connessione, da attrezzare con ampie rotonde; tutta la movimentazione carrabile dei lotti produttivi avverrà all’interno della rete di servizio, senza impegnare l’esterno;
- sottoservizi: le principali reti (idriche, telematiche, energetiche) saranno realizzate in appositi cunicoli interrati, consentendo così una facile manutenzione e future implementazioni;
- corredo verde: tutte le aree pubbliche, comprese quelle relative alla viabilità, saranno attrezzate con adeguate alberature, con effetti positivi per la riduzione dell’inquinamento acustico e di quello atmosferico locale;
- un’area sportivo ricreativa, composta da 2 campi da calcetto, 2 campi da tennis, 1 campo da volley, con relativi percorsi ed aree di sosta e socializzazione;
- un centro direzionale che conterrà:
o mensa per 200/800 utenti, con bar e pizzeria
o sala conferenze da 100 posti
o un’area dedicata ad ospitare gli uffici tecnici comunali ed alcuni amministrativi
o un residence con 15 mini alloggi e 5 bilocali
o un locale server
o un locale rack e patch pannel
o un locale per la supervisione e manutenzione
o magazzini attrezzature e mezzi di manutenzione
o aree spogliatoi e servizi
o area servizi sanitari ambulatoriali
o aree manutentori impianti e relativi uffici, riservata alle cooperative di servizi o dipendenti comunali addetti alla gestione
o un ufficio direzionale ed un ufficio progettazione
o aree commerciali al dettaglio
o show room o comunque “vetrine” delle produzioni effettuate nell’ APEA.
Tra le tecnologie applicate all’APEA rileviamo:
- illuminazione pubblica, basata su tecnologie a basso consumo energetico (LED), gestita attraverso una supervisione centrale, a cui confluiranno dati rilevati da innumerevoli sensori:
o rilevazione crepuscolare
o controllo accessi, per le aree del centro direzionale, per le aree ricreative e per gli impianti
o la prenotazione di aree comuni (sala convegni, aree sportive)
- la stessa sensoristica, attraverso la supervisione centrale, permetterà di controllare, in modo efficiente, la climatizzazione degli ambienti;
- le aree verdi, attraverso la programmazione di scenari integrata con la rilevazione sensoriale (umidità, vento, temperatura), saranno irrigate in modo automatico;
- ogni singola unità industriale sarà connessa ai sistemi telematici e di building automation attraverso connessioni in fibra ottica;
- la connessione alle infrastrutture telematiche, dell’area, sarà garantita anche da ripetitori wifi installati nei sistemi illuminanti;
- la cucina e le utenze della mensa/bar saranno connesse ai sistemi gestionali/casse per la loro ottimale gestione energetica, ed i rifiuti organici serviranno alla produzione di gas attraverso digesti tori;
- gli uffici e gli alloggi, per i loro consumi, climatizzazione e la telematica, saranno gestiti attraverso una centralizzazione di building automation e la rilevazione sensoristica locale, integrando i dati rinvenienti dal sistema di prenotazione, il controllo accessi ed il pannello domotico;
- la videosorveglianza, dell’intera area sarà assicurata da webcam connesse attraverso la fibra ottica e/o i sistemi wifi. Tale videosorveglianza sarà estesa anche all’interno dei singoli insediamenti industriali. Il sistema prevederà la rilevazione dei movimenti e la registrazione degli eventi;
Il tema oggetto di maggior attenzione è quello energetico. Ognuna delle strutture sarà oggetto di continuo monitoraggio in relazione ai consumi, alle produzioni ed alle emissioni. Di fatti, la rete in fibra ottica connetterà, ai sistemi di supervisione centrale, ogni elemento presente nell’area, dal centro direzionale agli impianti energetici, dal singolo insediamento alle aree ricreative.
Per raggiungere l’obiettivo di “energia quasi zero” saranno realizzati una serie d’interventi, quali:
- innanzi tutto il puntuale controllo e la gestione efficiente degli impianti;
- la produzione di energia da fonti rinnovabili, attraverso un parco composto da 5 aerogeneratori con potenza di picco da 2 / 4 Mwp;
- la produzione di energia da fonti rinnovabili, attraverso 7 campi fotovoltaici da 1 Mwp;
la piena sostenibilità dell’area necessita della corretta gestione di tutte le risorse ed in particolare delle acque, che in relazione alle specifiche normative saranno gestite, recuperate ed accumulate.
Ma la gestione ottimale della risorsa idrica, congiuntamente ai rifiuti ed alle biomasse dell’area, supporteranno l’obiettivo “energia quasi zero” prevista dalla direttiva comunitaria. La produzione di energia rinnovabile, che sarà prodotta nell’area coprirà l’intero fabbisogno degli utenti dell’area e dell’intero territorio comunale. La sola criticità è data dall’assenza di continuità nelle fonti previste (solare ed eolica), risolta attraverso una corretta gestione ed ulteriori sistemi energetici e di accumulo (mini idroelettrico, biomassa).
Alcuni interventi coniugheranno la gestione dei rifiuti con la produzione di energia:
- Il primo intervento prevede l’installazione nella mensa di un digestitore, in grado di trasformare i rifiuti organici in gas metano ed energia elettrica;
- Il secondo intervento prevede l’insediamento di una centrale biomassa, integrata ad un termovalorizzatore ed un impianto di cogenerazione ad olio vegetale, che, tranne per l’olio vegetale, utilizzerà i rifiuti urbani, industriali ed agricoli per produrre energia elettrica e termica, compensando le carenze generate dalle ulteriori fonti;
La rilevante produzione energetica necessita di una importante sfida: l’accumulo. Integrando il sistema di accumulo idrico, composto da due bacini con un dislivello di 5 metri, sarà possibile generare energia elettrica, nei momenti di maggior richiesta, attraverso un generatore microidroelettrico. L’acqua sarà trasportata nel bacino superiore utilizzando l’energia prodotta nei periodi di sovrapproduzione. Una ulteriore supporto alla necessità di accumulo sarà dato dalle fuel-cel ad idrogeno.
Tra gli insediamenti previsti in una delle APEA vi è anche la Phoenixtec, il cui progetto avrà riflessi anche fuori dal territorio romeno espandendo i suoi effetti sull’intero territorio europeo, in relazioni agli obiettivi previsti dalla direttiva comunitaria, in ambito edilizio, pubblico e privato. Il progetto industriale, condotto in Romania dalla Phoenixtec, prevede la creazione di una center farm, dotata di quantità elevata di sistemi di Building Automation, che installerà negli edifici pubblici e privati italiani sotto forma di service. Difatti, grazie al corretto utilizzo della risorsa comunitaria, il contributo energetico delle APEA (azzeramento de costo energetico), ed il supporto economico, derivante dai grandi parchi eolici sviluppati sui territori comunali, finalizzato all’azzeramento del costo del personale e delle attività di ricerca; il servizio sarà collocato sul mercato senza alcun aggravio per l’impresa e l’utente, ma con una parte del risparmio energetico.
I progetti APEA sono stati annunciati durante il convegno del 15 giugno 2010, nell’ambito del progetto Sostenibilità & Sviluppo, alla presenza di Segretari di Stato, direttori di Camere di Commercio, Diplomatici, Industriali e dei Sindaci dei Comuni Romeni.
Energia, Agricoltura, Sviluppo Economico, Sviluppo Sociale ed Infanzia. Coniugarle per massimizzare i risultati. GENESIS, un Progetto per lo Sviluppo delle Aree Rurali Romene.
Il Progetto GENESIS si pone l’obiettivo di creare una filiera che coniughi le attività agricole tradizionali con innovative tecnologie produttive, supportate da industrie in grado di realizzare ma anche ricercare e sperimentare le nuove tecnologie.
Una innovazione che vede l’agricoltura avvalersi e nel contempo essere artefice di mercati e redditività interessanti quali quella dell’energia.
Il Progetto, localizzato nelle aree rurali della Romania, ha l’ambizioso obiettivo di coinvolgere l’intera economia agricola ed agroindustriale locale, divenendo nel contempo un volano per lo sviluppo di tale settore nell’intera area.
A completamento della filiera è prevista la creazione di una unità industriale dedicata ai servizi di conservazione e logistica delle produzioni agricole .
Le ricadute attese dallo sviluppo del presente progetto sono:
- sviluppo industriale dell’area;
- occupazione diretta negli impianti;
- incremento del reddito agricolo e valorizzazione delle attività imprenditoriali nel settore primario dell’agricoltura;
- attrattiva per nuovi imprenditori agricoli;
- nuova occupazione nel settore agricolo;
- volano per lo sviluppo di attività imprenditoriali finalizzate alla trasformazione e commercializzazione dei prodotti agricoli.
Nello specifico il Progetto GENESIS prevede quattro interventi.
Il primo è relativo alla produzione degli impianti tecnologici.
L’impianto industriale, che si andrà ad insediare, sarà operante nel settore delle energie rinnovabili, svolgendo le sue attività in stretta collaborazione con i partner industriali coinvolti nel progetto, specializzati nei singoli temi di fonti rinnovabili (solare, eolico, biomassa, geotermico, idroelettrico, ma anche fitodepurazione e digestitori), Università, Centri di Ricerca e Spin Off accademici. In particolare, le attività di R&S e successive attività produttive verteranno sul prodotto “GENESIS”.
Per la produzione del Sistema GENESIS, le cui attività di ricerca, attualmente in corso, non permettono di fornire informazioni dettagliate, verrà impiegata tecnologia per la produzione di energia e l’informatica per le attività di controllo ed automazione; in campo agricolo è prevista la realizzazione degli impianti delle serre, nonché di magazzini automatici per i contenitori strutturali.
L’impianto permette di fornire, a ciclo chiuso, le risorse necessarie alla sopravvivenza di un nucleo abitativo, composto da 50 famiglie. Difatti sarà possibile sviluppare le coltivazioni in campo, di cui una parte sarà utilizzata dalla centrale, e, grazie all’energia elettrica prodotta, potranno essere alimentati i pozzi che consentiranno l’irrigazione dei campi; l’energia elettrica e termica sarà utilizzata dal villaggio. Da aggiungere, infine, la produzione orticola delle serre.
Quindi, ciò che verrà prodotto nell’area risulterà essere:
- energia elettrica;
- energia termica;
- acqua;
- cereali;
- ortaggi;
- ed eventuali allevamenti connessi al ciclo produttivo, nella veste di fornitori di materia prima per la coltivazione e la produzione di energia.
La realizzazione dell’impianto industriale, le opere necessarie per il suo insediamento, le attività di R&S previste, la selezione e formazione del personale, ecc., ammontano a circa 40 milioni di euro.
Il secondo è relativo all’installazione degli impianti prodotti dal precedente soggetto.
Gli impianti, che saranno realizzati, sono attualmente oggetto di attività di ricerca per la definizione di alcuni elementi; in particolare, il loro Sviluppo Precompetitivo sarà svolto proprio sul territorio romeno. Il Sistema GENESIS ha l’obiettivo di porsi quale riferimento tecnologico, duplicabile, per lo sviluppo di aree vocate all’agricoltura. Sviluppo realizzabile grazie alla filiera generata dall’impianto e alla sua integrazione con i territori circostanti. L’impianto produrrà:
- energia elettrica;
- prodotti orticoli.
Il sistema si compone di un impianto per la produzione di energia attraverso l’utilizzo di fonti rinnovabili integrate tra loro:
- solare;
- geotermico;
- biomassa;
- minieolico;
- eolico-termico.
Il tutto sarà possibile anche grazie ai sistemi di controllo estremamente innovativi delle risorse (flussi idrici ed aerodinamici, ecc.).
Le materie prime necessarie alla produzione di energia verranno autogenerate (eolico-termico) o acquisite senza alcun costo (solare, geotermico, eolico) con l’unica eccezione delle materie prime relative alla centrale biomassa, che utilizzerà gli scarti delle coltivazioni dell’area apportando un incremento del reddito agricolo; in particolare, saranno promosse coltivazioni di cereali che possano favorire una ulteriore redditività per gli operatori locali (ad esempio cereali con un gambo di più elevate dimensioni).
Le serre, oltre che necessarie per la produzione di parte dell’energia, utilizzeranno al meglio l’energia termica prodotta dal sistema finalizzandola ad una produzione biologica, qualitativamente e quantitativamente, superiore.
Particolare attenzione è stata posta all’eliminazione, ove possibile, degli impatti ecologicamente insostenibili di qualsiasi natura. Relativamente all’anidride carbonica, questa è interamente utilizzata all’interno delle serre orticole. Relativamente ad eventuali impatti visivi e paesaggistici, si è già proceduto, attraverso innovative tecnologie sperimentate dalla Phoenixtec e dal suo socio Electra s.a., alla mimetizzazione adattativa delle strutture la cui altezza è superiore alla media degli edifici.
Gli impianti previsti, saranno realizzati nei territori rurali, e l’occupazione di ogni impianto è di circa 10ha, con un’occupazione totale di 70ha. L’area dei 10ha, necessaria alla singola unità, conterrà:
- l’impianto di serre;
- gli impianti energetici;
- le aree dedicate ai magazzini;
- le aree dedicate agli uffici;
- le aree esterne di stoccaggio.
L’insediamento di più moduli prevede l’integrazione di alcuni elementi al fine di una più efficiente fruibilità degli impianti.
Il terzo è relativo alla realizzazione delle strutture (FREDDO), attraverso la realizzazione di impianti per la lavorazione ed il confezionamento dei prodotti agricoli delle aree ed, in particolare, dei prodotti serricoli.
Questo intervento genererà un indotto con ricadute occupazionali per migliaia di unità, grazie all’aumento delle attività di trasporto, dei servizi alla produzione dell’attività agricola finalizzate alla catena del freddo, di produzioni industriali varie, di produzioni agricole energetiche, supporto e sviluppo di nuove varietà agricole.
Il quarto, fondamentale per la società ed a garanzia dello sviluppo, è relativo alla realizzazione di iniziative a supporto dell’Infanzia, assolutamente necessarie ed impellenti.
I bambini sofferenti, abbandonati, maltrattati, orfani, sono infatti centinaia di migliaia in Romania e hanno bisogno di tutto: stabilità emotiva e sicurezza materiale, istruzione, opportunità di inclusione sociale e di inserimento lavorativo.
I dati attuali sono impressionanti:
- Decine di migliaia di bambini abbandonati ogni anno negli ospedali il giorno stesso della nascita, il 18% dei neonati;
- decine di migliaia di ragazze-madri, spesso disoccupate e sole;
- decine di migliaia di bambini praticamente “parcheggiati” in istituzioni pubbliche e private carenti di tutto;
- centinaia di migliaia di bambini senza prospettive di futuro;
- assistenza sociale pubblica latitante.
In questa situazione drammatica il pericolo che incombe maggiormente è quello che il disagio, il disadattamento e la devianza dilaghino ulteriormente e che la stragrande maggioranza dell’attuale gioventù rumena venga definitivamente privata del futuro ed esclusa dal benessere e dalla possibilità di una vita dignitosa.
Contrastare questa tendenza è un compito arduo e difficile; ciò richiede investimenti ingenti per costruire una indispensabile rete di protezione sociale, che al momento attuale è scarsissima e comunque inefficiente. Si rende pertanto necessario uno sforzo enorme da parte delle istituzioni europee, del governo nazionale rumeno, ma anche delle forze imprenditoriali operanti nel Paese.
Queste ultime sono chiamate ad agire nello spirito della responsabilità sociale, che significa creazione di opportunità di promozione sociale in primo luogo per i segmenti più svantaggiati della società rumena, in particolare per i bambini.
Nella prospettiva di un’economia di mercato sociale ecologicamente sostenibile ed eticamente mirata, le imprese coinvolte si impegneranno, contestualmente allo sviluppo dell’attività industriale di produzione di energia da biomasse, a promuovere iniziative di sostegno materiale, psicologico e culturale, all’infanzia rumena.
In concreto, nelle comunità dove saranno insediate le imprese verranno organizzate le seguenti strutture di sostegno:
A) asili nido per i bambini dai 0 ai 4 anni provenienti da famiglie povere e disagiate;
B) case-famiglia per bambini, ragazzi e adolescenti senza famiglia e figli di ragazze-madri;
C) case-famiglia per minorenni con handicap psichici e fisici.
Sono questi i soggetti che hanno maggiormente bisogno di aiuto, sui quali si concentrerà l’attività di contrasto al disagio e alla emarginazione sociale che intende svolgere le imprese.
Con lo sviluppo di tale attività si mirerà anche allo sviluppo sociale delle comunità medesime. Così, per quanto riguarda:
- il punto A), sarà impiegato personale locale, previa opportuna e retribuita formazione professionale;
- per quanto riguarda i punti B) e C) verrà formato, e retribuito, personale locale in grado di “animare” le case-famiglia anche con attività di micro-economia, per esempio coltivazione di fiori e piante medicinali e loro vendita nei mercati locali, reperimento e vendita di materiali riciclabili, fondamentale per l’inserimento lavorativo e sociale dei ragazzi che vi vivranno.
La “filosofia” è quella di trasformare il disagio in risorsa – per i soggetti interessati e per le comunità nelle quali vivono.
Tutte queste iniziative verranno organizzate a spese delle imprese coinvolte, ma ideate e progettate sempre e comunque di concerto con le autorità e le associazioni locali.
con il contributo del prof. Rocco Donnici