Piano prof. Michele – Donnici prof. Rocco
Un’attenta analisi, meno superficiale, di alcune catastrofi dovrebbe farci riflettere:
- Terremoto del Cile, di magnitudo 9,5. Era l’anno 1960. Colpiva una zona scarsamente popolata. I morti sono circa 3.000 ed oltre 2 milioni di sfollati, un’area povera in cui le costruzioni, artigianali ed improvvisate, non potevano garantire la sicurezza di fronte ad eventi naturali di tale portata.
- Terremoto, di Magnitudo 7, e Tsunami di Haiti. Nell’anno 2010 sono oltre 222 mila i morti. Anche in questo caso le deboli strutture edili e la carenza di tecnologie, necessarie ad allertare le popolazioni, sono la causa di questa strage.
- Anno 2002, San Giuliano, Campobasso (I), la scossa di Magnitudo 5,9 causa 30 morti, tra i quali 27 bambini. Il crollo di una scuola, costruita nel 2001, è la causa della strage di tanti bambini innocenti.
- Anno 2009, l’Aquila è colpita da un terremoto di Magnitudo 5,9. I morti sono308 e crollano edifici storici ma anche strutture di recente realizzazione o ristrutturazione. I costi sociali, anche dal punto di vista economico, sono ingenti, ma generano benefici per alcuni.
Sembrerebbe il report di una guerra in corso tra l’uomo e le forze della natura. Nell’affermare ciò commetteremmo un grave errore di superficialità.
La guerra in corso non è tra l’uomo e la natura, ma, tra l’uomo e la mancanza di solidarietà sociale, tra l’uomo e il suo individualismo egoistico, tra l’uomo e l’insana voglia di speculazione, tra l’uomo e …….
In Giappone, un sisma di magnitudo 8,9, in grado di spostare l’asse terrestre di 10cm, ha generato danni limitati (al momento della stesura dell’articolo l’analisi dei danni ed il conteggio delle vittime è ancora in corso) in relazione ad una forza distruttiva di ben 30.000 volte superiore al terremoto dell’Aquila.
L’edilizia, realizzata con tecnologie e qualità appropriate, nel pieno rispetto di norme che mirano alla sicurezza degli utenti (esseri umani e non solo clienti), la speculazione non posta in posizione prioritaria, hanno permesso di fronteggiare la forza della natura.
Purtroppo per difendersi da uno Tsunami, oltre le tecnologie, già presenti in Giappone, occorre una risorsa spesso indisponibile: il tempo. I sistemi di rilevazione e di segnalazione installati nell’area hanno dimostrato la loro efficienza riducendo i danni, questi ultimi inevitabili sulle coste prossime all’epicentro, colpite dall’onda dopo pochi minuti.
Una densità di popolazione così elevata come quella giapponese non permette la selezione di aree edificabili che considerino l’evento Tsunami, i cui danni potrebbero essere contenuti individuando aree edificabili con attenzione. Consideriamo che se lo Tsunami può ritenersi un evento eccezionale, la piena di torrenti o le piogge non sono tali. In molti casi infatti abbiamo assistito inermi a tragedie generate da eventi prevedibili e ricorrenti, come, appunto, le piene di torrenti e le frane; in questi casi la tragedia è stata in maniera del tutto evidente causata dalla selvaggia edificazione in aree critiche e non dall’evento naturale.
Ritornando all’attualità del disastro che ha colpito il Giappone, l’attenzione posta nella realizzazione di edifici che considerino, nella loro importanza, la vita dell’uomo e la sua sicurezza, ha permesso di limitare i danni. Invece, lo Tsunami, che poteva essere contenuto nei suoi effetti disastrosi con una più attenta pianificazione urbanistico-edilizia si è abbattuto sull’ambiente con tutta la sua immane forza; a ciò va aggiunto il danno, ancora imponderabile, generato da politiche energetiche, che ancora una volta, considerano la dimensione economica ma solo marginalmente la sicurezza dell’uomo e, direi, trascurano completamente quella delle future generazioni.
Alla base di tutto ciò sta sempre la speculazione, quale assoluta priorità. È la speculazione il vero nemico dell’umanità. Intendiamo la speculazione come la malattia mortifera dell’investimento. In questo senso, le crisi geopolitiche, la fame nel mondo, le guerre, i disastri ambientali sono solo l’effetto di attività speculative che, a volte, non esitano perfino a prevedere e a volere i danni stessi.
L’uomo è in grado di affrontare la natura, attraverso le tecnologie di cui dispone, la sostenibilità sociale ed il rispetto dell’uomo, di qualunque etnia, sesso e religione, se e solo se l’egoismo individualistico e speculativo viene il più possibile contenuto. Un mondo sostenibile in cui i protagonisti siano radicati in una solida e consapevole cultura della Responsabilità Sociale è possibile è necessario.
I confini politici non sono più barriere sufficienti per il contenimento di eventi naturali, sociali, virali ed, ancor meno, per quelli causati dall’uomo. La gestione dell’ambiente e delle risorse deve avere un coordinamento globale reale ed assolutamente non esclusivamente speculativo. Bisogna investire e non speculare, produrre valori, realizzare profitti e non truffe.
Ritornando a temi più tecnici vi suggerisco alcuni punti di riflessione.
Le tecnologie applicabili agli ambienti frequentati dagli esseri umani possono garantire un elevato grado di sicurezza. I sistemi tecnologici applicati all’edilizia nipponica ne sono un valido esempio. Oggi è possibile ridurre l’impatto sull’ambiente, contenendo il consumo energetico, migliorando il comfort, monitorando gli utenti per fini sanitari, ma, innanzi tutto, incrementare il livello di sicurezza. Ovviamente queste tecnologie hanno dei costi che possono essere azzerati solo se criminalmente si prescinde da quelli sociali, ambientali e umani (compresa la vita). Bisogna considerare sempre attentamente tutto ciò e attendersi ricadute economiche solo in termini di risultati corretti e onesti dell’investimento e del lavoro effettuati. Solo questa è la logica “virtuosa”, questa soltanto è la strada dell’economia sana: dal grande progetto energetico alla piccola villetta, ogni tentazione di facile guadagno proviene, come potremmo dire, “dal demonio” – e che Dio ci liberi da ogni tentazione!
Un ulteriore spunto per una riflessione ci viene fornito dalla mobilità, basata su sistemi costosissimi in vite umane e per l’ambiente. Vi sono valide tecnologie in grado di affrontare il problema: treni, la cui elettricità potrebbe essere fornita dalle risorse rinnovabili, integrata a sistemi su rotaie; nelle città, a pedali, assistita da motori alimentati da risorse rinnovabili, i cui costi ed incentivi, sarebbero inferiori ai soli costi manutentivi della rete viaria. Ma forse potrebbe non interessare gli speculatori.
Un paese che non privilegia la speculazione potrebbe realizzare un’efficiente rete ferroviaria integrata da una rete di monorotaie sospese, investendo nella produzione energetica da fonti rinnovabili e nell’autoproduzione energetica degli edifici, quest’ultima abbinata al contenimento dei consumi ed all’integrazione di tecnologie per la sicurezza attiva e passiva dei suoi utenti.
Domandiamoci. In un business plan quanto è valutata la vita umana? Quanto è valutato l’ambiente? Sarebbero fattibili certi progetti se si considerassero tutti i costi attuali e futuri, previsti o non considerati?
Sarei lieto, sulla base delle informazioni che mi inoltrerete, procedere ad un’analisi costi/benefici di alcune delle maggiori fonti energetiche (carburanti fossili, eolico, fotovoltaico, biomassa, nucleare, geotermico, idroelettrico) da pubblicare sul blog. Pertanto vi chiedo di inviare alla mia mail i costi ed i benefici per ognuna delle fonti elencate.
Vorrei concludere ringraziando coloro che, incuranti della propria vita e delle tentazioni della speculazione, cercano di salvare le vite umane a cui la speculazione non attribuisce alcun valore.