giovedì 17 marzo 2011

AMBIENTE o SPECULAZIONE: QUALE IL VERO PERICOLO PER L’UOMO

Piano prof. Michele – Donnici prof. Rocco

Un’attenta analisi, meno superficiale, di alcune catastrofi dovrebbe farci riflettere:
- Terremoto del Cile, di magnitudo 9,5. Era l’anno 1960. Colpiva una zona scarsamente popolata. I morti sono circa 3.000 ed oltre 2 milioni di sfollati, un’area povera in cui le costruzioni, artigianali ed improvvisate, non potevano garantire la sicurezza di fronte ad eventi naturali di tale portata.



- Terremoto, di Magnitudo 7, e Tsunami di Haiti. Nell’anno 2010 sono oltre 222 mila i morti. Anche in questo caso le deboli strutture edili e la carenza di tecnologie, necessarie ad allertare le popolazioni, sono la causa di questa strage.



- Anno 2002, San Giuliano, Campobasso (I), la scossa di Magnitudo 5,9 causa 30 morti, tra i quali 27 bambini. Il crollo di una scuola, costruita nel 2001, è la causa della strage di tanti bambini innocenti.
- Anno 2009, l’Aquila è colpita da un terremoto di Magnitudo 5,9. I morti sono308 e crollano edifici storici ma anche strutture di recente realizzazione o ristrutturazione. I costi sociali, anche dal punto di vista economico, sono ingenti, ma generano benefici per alcuni.



Sembrerebbe il report di una guerra in corso tra l’uomo e le forze della natura. Nell’affermare ciò commetteremmo un grave errore di superficialità.
La guerra in corso non è tra l’uomo e la natura, ma, tra l’uomo e la mancanza di solidarietà sociale, tra l’uomo e il suo individualismo egoistico, tra l’uomo e l’insana voglia di speculazione, tra l’uomo e …….



In Giappone, un sisma di magnitudo 8,9, in grado di spostare l’asse terrestre di 10cm, ha generato danni limitati (al momento della stesura dell’articolo l’analisi dei danni ed il conteggio delle vittime è ancora in corso) in relazione ad una forza distruttiva di ben 30.000 volte superiore al terremoto dell’Aquila.
L’edilizia, realizzata con tecnologie e qualità appropriate, nel pieno rispetto di norme che mirano alla sicurezza degli utenti (esseri umani e non solo clienti), la speculazione non posta in posizione prioritaria, hanno permesso di fronteggiare la forza della natura.
Purtroppo per difendersi da uno Tsunami, oltre le tecnologie, già presenti in Giappone, occorre una risorsa spesso indisponibile: il tempo. I sistemi di rilevazione e di segnalazione installati nell’area hanno dimostrato la loro efficienza riducendo i danni, questi ultimi inevitabili sulle coste prossime all’epicentro, colpite dall’onda dopo pochi minuti.
Una densità di popolazione così elevata come quella giapponese non permette la selezione di aree edificabili che considerino l’evento Tsunami, i cui danni potrebbero essere contenuti individuando aree edificabili con attenzione. Consideriamo che se lo Tsunami può ritenersi un evento eccezionale, la piena di torrenti o le piogge non sono tali. In molti casi infatti abbiamo assistito inermi a tragedie generate da eventi prevedibili e ricorrenti, come, appunto, le piene di torrenti e le frane; in questi casi la tragedia è stata in maniera del tutto evidente causata dalla selvaggia edificazione in aree critiche e non dall’evento naturale.
Ritornando all’attualità del disastro che ha colpito il Giappone, l’attenzione posta nella realizzazione di edifici che considerino, nella loro importanza, la vita dell’uomo e la sua sicurezza, ha permesso di limitare i danni. Invece, lo Tsunami, che poteva essere contenuto nei suoi effetti disastrosi con una più attenta pianificazione urbanistico-edilizia si è abbattuto sull’ambiente con tutta la sua immane forza; a ciò va aggiunto il danno, ancora imponderabile, generato da politiche energetiche, che ancora una volta, considerano la dimensione economica ma solo marginalmente la sicurezza dell’uomo e, direi, trascurano completamente quella delle future generazioni.
Alla base di tutto ciò sta sempre la speculazione, quale assoluta priorità. È la speculazione il vero nemico dell’umanità. Intendiamo la speculazione come la malattia mortifera dell’investimento. In questo senso, le crisi geopolitiche, la fame nel mondo, le guerre, i disastri ambientali sono solo l’effetto di attività speculative che, a volte, non esitano perfino a prevedere e a volere i danni stessi.
L’uomo è in grado di affrontare la natura, attraverso le tecnologie di cui dispone, la sostenibilità sociale ed il rispetto dell’uomo, di qualunque etnia, sesso e religione, se e solo se l’egoismo individualistico e speculativo viene il più possibile contenuto. Un mondo sostenibile in cui i protagonisti siano radicati in una solida e consapevole cultura della Responsabilità Sociale è possibile è necessario.
I confini politici non sono più barriere sufficienti per il contenimento di eventi naturali, sociali, virali ed, ancor meno, per quelli causati dall’uomo. La gestione dell’ambiente e delle risorse deve avere un coordinamento globale reale ed assolutamente non esclusivamente speculativo. Bisogna investire e non speculare, produrre valori, realizzare profitti e non truffe.
Ritornando a temi più tecnici vi suggerisco alcuni punti di riflessione.
Le tecnologie applicabili agli ambienti frequentati dagli esseri umani possono garantire un elevato grado di sicurezza. I sistemi tecnologici applicati all’edilizia nipponica ne sono un valido esempio. Oggi è possibile ridurre l’impatto sull’ambiente, contenendo il consumo energetico, migliorando il comfort, monitorando gli utenti per fini sanitari, ma, innanzi tutto, incrementare il livello di sicurezza. Ovviamente queste tecnologie hanno dei costi che possono essere azzerati solo se criminalmente si prescinde da quelli sociali, ambientali e umani (compresa la vita). Bisogna considerare sempre attentamente tutto ciò e attendersi ricadute economiche solo in termini di risultati corretti e onesti dell’investimento e del lavoro effettuati. Solo questa è la logica “virtuosa”, questa soltanto è la strada dell’economia sana: dal grande progetto energetico alla piccola villetta, ogni tentazione di facile guadagno proviene, come potremmo dire, “dal demonio” – e che Dio ci liberi da ogni tentazione!
Un ulteriore spunto per una riflessione ci viene fornito dalla mobilità, basata su sistemi costosissimi in vite umane e per l’ambiente. Vi sono valide tecnologie in grado di affrontare il problema: treni, la cui elettricità potrebbe essere fornita dalle risorse rinnovabili, integrata a sistemi su rotaie; nelle città, a pedali, assistita da motori alimentati da risorse rinnovabili, i cui costi ed incentivi, sarebbero inferiori ai soli costi manutentivi della rete viaria. Ma forse potrebbe non interessare gli speculatori.
Un paese che non privilegia la speculazione potrebbe realizzare un’efficiente rete ferroviaria integrata da una rete di monorotaie sospese, investendo nella produzione energetica da fonti rinnovabili e nell’autoproduzione energetica degli edifici, quest’ultima abbinata al contenimento dei consumi ed all’integrazione di tecnologie per la sicurezza attiva e passiva dei suoi utenti.
Domandiamoci. In un business plan quanto è valutata la vita umana? Quanto è valutato l’ambiente? Sarebbero fattibili certi progetti se si considerassero tutti i costi attuali e futuri, previsti o non considerati?



Sarei lieto, sulla base delle informazioni che mi inoltrerete, procedere ad un’analisi costi/benefici di alcune delle maggiori fonti energetiche (carburanti fossili, eolico, fotovoltaico, biomassa, nucleare, geotermico, idroelettrico) da pubblicare sul blog. Pertanto vi chiedo di inviare alla mia mail i costi ed i benefici per ognuna delle fonti elencate.





Vorrei concludere ringraziando coloro che, incuranti della propria vita e delle tentazioni della speculazione, cercano di salvare le vite umane a cui la speculazione non attribuisce alcun valore.

domenica 6 marzo 2011

FONTI RINNOVABILI: TRA ILLUSIONI, ERRORI E CORRETTA FATTIBILITA’




Lo sviluppo degli impianti FER (Fonti Energetiche Rinnovabili) è un’interessante opportunità per un’intera filiera di operatori. Talmente interessante che spesso un approccio entusiastico può essere fonte di errori. In primo luogo il ritardo nell’avviare le iniziative, in particolare da parte delle amministrazioni pubbliche, ha reso gli investimenti meno interessanti, anche se in parte compensato dalla riduzione dei costi degli impianti. D’altro canto si può assistere ad una profonda differenziazione d’approccio, in relazione ai soggetti realizzatori. Difatti, si contrappongono agli attenti investimenti di operatori professionali a errati approcci da parte di molti altri soggetti, che rischiano di vedere disattese le aspettative valutate o paventate da altrettanti operatori improvvisati.
I grandi operatori, spesso realizzatori di grandi impianti, estremamente competenti in materia finanziaria, percorrono un obiettivo di fattibilità economica, che spesso diviene speculativa, approcciando l’iniziativa con una corretta progettazione tecnico/finanziaria.




Di contro, i privati e piccoli investitori, spesso inesperti, si affidano ad una pluralità di operatori che, cavalcando l’onda entusiastica dello sviluppo delle fonti rinnovabili, si improvvisano progettisti realizzando interventi che produrranno risultati ben diversi da quelli prospettati. Risultati diversi, a volte, non a causa delle tecnologie implementate ma a causa della errata progettazione. Progetti pilotati da azioni di marketing e/o assoluta assenza di competenza, che, non approccia con chiarezza le esigenze (assenza di una corretta analisi) e quel che è necessario realizzare.
Di errori grossolani è possibile osservali ovunque. Dai progetti realizzati per privati, in cui spesso l’impianto è sovradimensionato rispetto alle reali esigenze dell’utente, non considerando il reale consumo annuo e non privilegiando il contenimento dei consumi. Assistiamo alla realizzazione di impianti da 3-6 kwp ove, analizzando i consumi, ne occorrerebbero 1,2-3kwp. Ovviamente risulta molto più semplice realizzare un impianto pari alla potenza allacciata che analizzare la potenza necessaria e si fattura molto più di quel che è necessario.
Ma risulta molto più interessante, persino divertente, osservare impianti realizzati per generare un reddito imprenditoriale. Si assiste al proliferare di impianti a terra che utilizzano le più disparate tecnologie. Progetti che, spesso, non considerano i più banali elementi di inefficienza, che confluiranno in un risultato economico disastroso. Tra questi vorrei elencare alcuni principali errori:
- Il non corretto posizionamento dei pannelli, assistendo ad orientamenti ed inclinazioni che non permetteranno di raggiungere le produttività previste per quella specifica localizzazione;
- I coni d’ombra generati dalla morfologia del terreno (colline, boschi, ecc.) o da edifici;
- Il non corretto posizionamento ed, in particolare, la distanza tra le stringhe o, ancor peggio, tra le strutture ad inseguimento. In questo caso si può assistere impianti in cui la rotazione delle vele ha l’esclusivo effetto di generare ombre sulle strutture vicine.




Il tutto non considerando, o spesso ignorando completamente, che solo pochi pannelli dispongono della tecnologia in grado di garantire la produzione parziale in presenza di ombre su alcune celle. Per la quasi totalità dei pannelli, presenti sul mercato, l’effetto generato dalla parziale ombreggiatura del pannello genera l’assenza totale di produttività. Proviamo a rimodulare i business plan, dei progetti contenenti tali errori, e valutiamo se l’investimento è da ritenersi interessante o ….
Un’attenda progettazione a seguito di un’attenta analisi, di tutti gli elementi (localizzazione, tecnologie, prodotto finanziario, assicurazioni, ecc.), può assicurare i benefici attesi, ma anche evitare la realizzazione di progetti finanziariamente disastrosi.
“fonti rinnovabili” e progetti: a chi la colpa ed a chi i meriti?

RENEWABLE ENERGY: BETWEEN ILLUSIONS, ERRORS, FEASIBILITY CORRECT’




The development of renewable energy systems is an exciting opportunity for a whole chain of operators. So interesting that often enthusiastic approach can be a source of errors. First, the delay in initiating action, particularly by government, has made investments less attractive, although partially offset by lower costs of the facilities. On the other hand you can see a profound difference of approach in relation to those filmmakers. In fact, contrast with the careful investment professionals to incorrect approaches by many other entities that are likely to see unfulfilled expectations valued or feared by many actors improvised.




The large operators, often made of large facilities, highly competent in financial matters, they walk a goal of economic feasibility, which often becomes speculative, approaching the initiative with a correct design technical / financial assistance.
In contrast, private investors and small, often inexperienced, rely to a large number of operators, riding the wave of enthusiasm for the development of renewable sources, making improvised design interventions that will produce results very different from those projected. Different results, sometimes, not because of the technologies implemented but due to wrong planning. Projects driven by marketing efforts and / or absolute lack of competence, which does not approach the needs clarity (lack of correct analysis) and what is necessary to achieve.
Blunders you can watch them anywhere. From projects for individuals, where the projects is often oversized compared to the real needs, not considering the actual annual consumption and favoring the reduce consumption. We are witnessing the construction of plants from 3-6 kWp when analyzing the consumption, it would take 1.2-3kwp. Obviously it's much easier to realize a system equal to the power connected that to analyze the power bill and much of what is needed.
But it is much more interesting, watching plants built to generate a business income. We are witnessing the proliferation projects on the land that use disparate technologies. Projects that often do not consider the more mundane elements of inefficiency, which will feed into a disastrous economic outcome. Among these I would like to list some major errors:
- The incorrect positioning of the panels, seeing guidelines and inclinations that can deliver the productivity provided for that specific location;
- The cone of shadow produced by the topography of the land (hills, forests, etc.) or buildings;
- The incorrect positioning and, in particular, the distance between the strings, or even worse, much tracking system. In this case you can see plants in which the rotation of the sails has the unique effect of producing shadows on neighboring structures.




All this not realizing, or often completely ignoring that only a few panels have the technology to ensure the partial production when some cells are in a shadow. For almost all of the panels on the market, the effect generated by the partial shading of the panel raises the total lack of productivity. We try to restructure the business plan, project containing such errors, and evaluate whether the investment is considered interesting or ....
An attention projecting after a careful analysis of all elements (location, technology, financial products, insurance, etc..), Can provide the expected benefits, but also prevent the implementation of projects financially disastrous.
"Renewable" and project: at who is to blame and to whom the merits?