La
traduzione letterale è "catena di blocchi", cioè un Peer
to Peer per condividere risorse informatiche (banda, memoria, CPU),
in cui i dati sono distribuiti e gestiti attraverso algoritmi che
gestiscono una tracciatura condivisa e certificata.
La
distribuzione di un registro, record o block, interconnessi e
criptati, attraverso i puntatori hash, contenuti in ogni record,
tracciano il collegamento al blocco precedente, impedendone la
modifica da parte di un sigolo utente, senza il consenso di tutti gli
attori coinvolti che hanno condiviso le regole del protocollo
adottato.
Un
modello che permette di ridurre le risorse informatiche necessarie,
grazie alla distribuzione dei database, anche se in parte ridondanti.
Si
narra che il primo esempio risalga al 1991, da parte di W.Scott
Stornetta e Stuart Haber, per giungere alla prima applicazione
distribuita di Satoshi Nakamoto, in materia finanziaria, che ha
correlato il nome “blockchain” alle criptovalute, e quindi alla
successiva speculazione finanziaria e più grande “bolla
speculativa” della storia umana.
Difatti,
come ogni innovazione, emerge la “genialità” di pochi che, nelle
fasi di sviluppo, colgono le mere opportunità speculative.
Il
modello della condivisione e distribuzione di capacità elaborative,
vera opportunità del peer-to-peer, ha una storia ben più antica
che, slegata dalle tecnologie, è stata applicata a modelli
organizzativi aziendali, sfociati oggi nei modelli “AGILE”.
In
tema informatico, il modello di riferimento è la struttura di
“ARPANET”, da cui ne deriva Internet, sviluppata già nel lontano
1969, e probabilmente in tanti avranno approcciato progettazioni ICT,
precorrendo quello che oggi è coniato con il termine “BLOCKCHAIN”.
La blockchain è venuta alla ribalta per gestire le criptovalute, come chiarito nel seguente filmato:
La blockchain è venuta alla ribalta per gestire le criptovalute, come chiarito nel seguente filmato:
Personalmente,
nei progetti ICT affrontati dal 1982, periodo in cui occorreva creare
ogni strumento, e gestire risorse scarsissime e costosissime, mi
hanno portato allo sviluppo, nel 1985, di una struttura dati, per la
Bavaria Assicurazioni, che integrava nei record, dei file di ricerca
(numero polizza, contraente e targa), dei campi che permettevano di
collegare in liste, la cui somma di codici Ascii era identica
(TA123456 con AT654321), qualche anno dopo registrata da Hams, al
record precedente e successivo, permettendo a preistorici personal
computer di ridurre i tempi di ricerca di una polizza dai 3 giorni a
meno di 3 minuti. Un'esperienza applicata a qualcosa che oggi
potremmo definire un algoritomo Distributed Ledger Technologies
(DLT), o comunemente conosciuto come Blockchain. Nel 1991, a
seguito del default finanziario della Federconsonzi, e la conseguente
entrata in liquidazione coatta amministrativa di molti Consorzi
Agrari Provinciali, si avviararono processi di efficientamento,
adottando le tecnologie informatiche per ottimizzare. Obbiettivo era
la riduzione dei costi di trasporto e facchinaggio, del valore di
diverse decine di miliardi di lire, causati da informazioni cartacee
distribuite inefficientemente tra le sedi periferiche, e dalla, non
trascurabile collusione di alcuni funzionari con i fornitori di
servizi di trasporto e facchinaggio. Come oggi, anche a 30 anni fa
era prioritaria la piena valorizzazione delle risorse, oggi legate
alla criticità derivante dalla globalizzazione ed alla enorme mole
di dati, anche se supportati da potenze di calcolo, di archiviazione
e di banda, miliardi di volte superiori. Lo scenario del 1990 era:
sistema centrale S36, con unità di archiviazione composte da Hard
Disk di qualche centinaio di Megabyte e sistemi a nastro (pizze),
periferia dotabile di PC con decine di Megabytye, ma, maggiore
criticità, la interconnessione, attraverso accoppiatori acustici su
linee telefoniche che, nelle aree più remote, rendevano difficoltose
anche le comunicazioni verbali, a causa di fortissimi rumori di fondo
(fruscii). Quindi, il progetto prevedeva:
- distribuzione degli archivi sulla rete di PC e Sistema centrale;
- trasferimento di dati parziali tra le sedi;
- protocolli di sicurezza per l'accesso;
- criptazione delle informazioni;
- protocolli di verifica sulla corettezza dei dati trasmessi;
- verifica, in rete, della univocità delle transazione e la certificazione della localizzazione della merce;
- frammentazione in blocchi, integrati nei record della merce e delle attività ad essa connesse, archiviata nei singoli luoghi e trasmessa parzialmente durante le attività di movimentazione, la cui ricostruzione permetteva la rigenerazione della tracciabilità.
Un
sistema che ha permesso di efficientare la disponibilità di merce
per gli agricoltori locali, e produrre un risparmio medio annuo di
oltre un miliardo, delle vecchie lire, a fronte di un investimento
circa 600 milioni.
Un
algoritmo di Blockchain, se non il primo, creato per generare
efficienza ed innovazione, e non speculazione.
Oggi,
dopo l'uso speculativo, legato alla finanza, si sta riscoprendo il
potenziale di un modello a supporto dell'efficienza e lo sviluppo.
Negli
USA, ma seguiti a ruota Svezia, Olanda e Regno Unito, stanno
applicando il modello del blockchain alle transazioni immobiliari e,
il
parlamento del Nevada
che, nel 2017, ha
approvato una legge per liberalizzare completamente il blockchain. In
particolare l'articolo 13:
- impedisce alle autorità locali di imporre qualsiasi tassa sul blockchain o sugli smart contract;
- impedisce di richiedere qualsiasi forma di licenza per l'uso del blockchain o degli smart contract;
- impedisce di fare qualsiasi altra richiesta sull'uso del blockchain.
Anche
il governo italiano sta affrontando il tema, in chiave “OPPORTUNITA'
di SVILUPPO”, creando una specifica commissione, basata su premesse
di assoluta condivisibilità:
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1.
PREMESSA
Per
Distributed
Ledger Technologies,
(di seguito anche DLT),
che possiamo rendere in italiano con “Tecnologie basate su registri
distribuiti”, si intendono le tecnologie e i protocolli informatici
che usano un registro condiviso, distribuito, replicabile,
decentralizzato, crittografato, che consente di validare, archiviare
e aggiornare dati non alterabili e non modificabili, protetti da
crittografia, verificabili da ciascun partecipante. Le DLT
necessitano di una rete peer-to-peer
idonea
a gestire la raccolta del consenso tra i vari nodi del registro e
l’approvazione delle operazioni che avvengono sullo stesso.
La
blockchain
è
il protocollo più noto utilizzato per la memorizzazione permanente
del consenso su un registro distribuito. Nato come protocollo di base
del Bitcoin,
la più nota tra le criptovalute, la blockchain
si
è presto affrancata dalla mera applicazione finanziaria e risulta
adattabile a molteplici necessità, pubbliche e private.
La
blockchain
si
basa sul superamento del c.d. middleman,
ovvero i soggetti che, a qualsiasi titolo, hanno il potere di
validare determinate transazioni, scambi, registri. Tale tecnologia
mira a creare un meccanismo di consenso basato sulla crittografia che
permette, a tutti i partecipanti alla rete, di poter confidare nella
legittimità di una determinata transazione, senza la necessità che
la stessa sia, in qualche modo, validata da qualsivoglia soggetto.
Negli
ultimi anni sono state avviate molteplici sperimentazioni a livello
globale che hanno visto l’applicazione del protocollo in parola in
diversi settori. La blockchain
può
essere utilizzata, infatti, per la gestione di documenti pubblici o
privati (passaporti, certificati anagrafici) o di registri
(aziendali, personale, scolastico), per la riscossione delle imposte,
per automatizzare rapporti contrattuali attraverso l’utilizzo dei
c.d. smart
contracts,
per la tracciabilità trasparente di fondi privati o pubblici, per le
certificazioni di origine e la tracciabilità di determinati prodotti
ma anche per la gestione di identità digitali e la fruizione di
servizi di e-government.
Nel
tempo questa tecnologia emergente ha attirato l’attenzione di
legislatori e regolatori a livello globale.
Il
Parlamento europeo già nel 2016 riconosceva le immense potenzialità
delle tecnologie basate su registri distribuiti nella Risoluzione
(2016/2007(INI)) 1 osservando come tali tecnologie siano in grado di
“accelerare,
decentrare, automatizzare e standardizzare i processi basati sui dati
a un costo inferiore (…) potrebbe consentire grandi innovazioni in
termini di efficienza, rapidità e resilienza, creando però, al
contempo, nuove sfide dal punto di vista della regolamentazione; (..)
sottolinea inoltre che la DLT potrebbe essere utilizzata per
aumentare la condivisione di dati, la trasparenza e la fiducia non
solo tra il governo e i cittadini, ma anche tra gli operatori del
settore privato e i clienti”.
La
Commissione europea il 10 aprile 2018 ha anche promosso una
partnership
europea
sul tema, nonché istituito un Osservatorio e un forum europeo per
monitorare le iniziative nazionali, gli sviluppi e i risultati
raggiunti da questi e lo scambio di best
practices che
possano ispirare un approccio europeo2.
Attraverso
la partnership,
cui
il Governo italiano ha aderito il 27 settembre 2018 su iniziativa del
Ministro Luigi Di Maio, la Commissione europea intende consolidare il
ruolo di imprese, attori pubblici e centri di ricerca europei nello
sviluppo di questa tecnologia nella consapevolezza che “l’Europa
si trova nelle condizioni adatte ad assumere un ruolo guida globale
nello sviluppo e nelle applicazioni della blockchain e delle
tecnologie basate su registri distribuiti, le quali possono cambiare
il modo in cui cittadini e organizzazioni collaborano, condividono
informazioni, eseguono transazioni, organizzano e forniscono
servizi.”
L’Italia
non può essere da meno e deve rivestire un ruolo propulsivo nel
dibattito in corso a livello europeo e globale. Le tecnologie DLT e
la blockchain,
in particolare, stanno diventando sempre più centrali nello sviluppo
del digitale tanto a livello di iniziativa privata, quanto nel
settore pubblico, e l’Italia deve saperne sfruttare la rilevanza
strategica e promuoverne la ricerca e lo sviluppo.
DLT
e blockchain,
nello scenario della quarta rivoluzione industriale, stanno attirando
investimenti significativi a livello globale e proponendo questioni
regolatorie particolarmente rilevanti. Per consentire all’Italia di
avere un ruolo trainante nello sviluppo di questi settori e rendere
il nostro Paese protagonista del cambiamento, è necessaria una
compiuta analisi del fenomeno, del potenziale competitivo
dell’industria italiana e valorizzare le best
practices esistenti,
attraverso l’elaborazione di una Strategia Nazionale sulle
Tecnologie basate su Registri Distribuiti (di seguito anche Strategia
Nazionale Blockchain).
Le
tecnologie ICT, tra le quali la blockchain, devono divenire il volano
per la crescita dell'Italia, abbatendo il principale ostacolo
dell'individualismo ed isolamento, che deve essere contrapposto da
una cultura della crescita sinergica. Una cultura che deve essere
trasmessa alle PMI dai consulenti, associazioni di categoria e
pubblica amministrazione, coinvolgendo, o creando le figure
necessarie:
Le
tecnologie ICT sono oggi accessibili ai più, i giga che costavano
diversi miliardi, e migliaia di metri quadri, oggi costano pochi euro
e contenuti in centimetri quadrati, ma anche le infrastrutture
trasmissive permettono di sviluppare Business Model con costi
sostenibili, anche fruendo dell'innovazione e delle tecnologie di
grandi player com Cisco. L'integrazione della BLOCKCHAIN con
l'ARTIFICIAL INTELLIGENCE, con la BIG DATA ANALYSIS e le piattaforme
CLOUD, può rivoluzionare i modelli organizzativi e di business,
valorizzando le eccellenze della competenza e della creatività degli
italiani, che da millenni hanno condotto all'innovazione l'intera
umanità.
Le
tecnologie possono supportare, con estrema efficienza, le
interconnessioni tra soggetti operanti in filiere, favorendo un
solido matching tra aziende, non mero marketing, ma basato
sull'integrazione di competenze eccellenti, che con la
digitalizzazione hanno avviato il processo d'innovazione e di
apertura verso la trasparenza.
Innovazione
e sviluppo che potranno essere applicati a tutti i settori economici, ma
anche sociali, dalla sanità, all'amministrazione pubblica,
all'agricoltura ed alimentazione, alla manifattura, alla sicurezza,
ecc.
Sviluppo
di innovazione in modalità innovativa, creando sinergie nella
condivisione attraverso la creazione di incubatori territoriali o
tematici.
Innovazione
in modalità “AGILE”, senza l'applicazione di modelli
prestrutturati che impedirebbero la reale innovazione. Come per
l'ICT, anche le principali aziende mondiali, operano in regime di
continua “Sperimentazione”, strettamente legata a skills più
complessi che, come ha dichiarato il dr. Ciccolini, CIO di Whirlpool,
occorrono competenze multiple (di business e di ICT). Un processo
d'innovazione che deve nascere dal capitale umano, come dichiarato da
AXA, in cui il coordinamento dei processi d'innovazione è affidato
alla responsabile Human Resources.
Occorre
recuperare, per l'intera umanità, il gap generato da oltre quattro
secoli di mancata innovazione, a cui non è corrisposto un fermo
demografico e di sfruttamento dell'ambiente.
Occorre
andare “OLTRE l'AGILE”,
distruggere per costruire e costruire dalla distruzione, non
certamente l'ambiente ma i modelli. Avere il coraggio di
adattarsi al modello con cui il nostro universo è nato e si evolve,
dal Big Bang, e di cui sappiamo ancora poco. Modelli in continua
evoluzione, difficilmente regolamentabili a priori, che necessitano
di sperimentazione e rapidi adattamenti, che sovrappongono a regole
standardizzate prodotte dalle Università a Cultura della
sperimentazione ed Innovazione, che si rigenerano parallelamente
all'evoluzione e rigenerazione dell'ambiente che ci circonda,
altrimenti corriamo il rischio di finire come i Grandi Dinosauri, che
pensavano di dominare l'Universo a loro conosciuto, o, più
recentemente, i popoli dell'Isola di Pasqua.
L'Italia,
come il resto del Mondo, hanno quanto necessario, anche il supporto
di risorse pubbliche, per cui restare al palo non può che essere una
scelta legata a limiti culturali.
Piano prof. Michele
m.piano@laboratoriosostenibilita.ch